AC9 è il brand di Alfredo Cortese, giovane designer con le idee molto chiare sulla moda
A Milano, ma credo anche nel resto del mondo, se ti muovi negli ambienti giusti hai la possibilità di farcela, o quanto meno di provarci. Come successo ad Alfredo Cortese che, grazie ad una solida esperienza tra gli addetti ai lavori del settore, è riuscito nell’intento di esprimere il suo gusto e sviluppare un’idea di moda.
Nato in Sicilia ma milanese d’adozione, a disegnare le collezioni AC9 c’è un ragazzo che più di tutti ci tiene a dare il proprio punto di vista.
Perché in fondo la moda oggi è, forse, più che mai questo: un’angolatura precisa da cui vedere il mondo, il totale delle avventure vissute, estremamente personali, che ti portano a guardare le cose in un modo che non necessariamente è uguale per tutti, ma che se funziona riesce a dare a chi osserva, e poi si spera compri, un’idea di appartenenza, almeno per un attimo. Sono convinto che è su queste basi che sia nato AC9, iniziali e numero fortunato di Alfredo Cortese, a cui ho chiesto ciò che leggerete sotto.
Ciao Alfredo, chi e cosa c’è dietro AC9?
Un chimico, un fotografo e un PR. Ma soprattutto una persona che ha tanta voglia di esprimere se stessa.
AC9 nasce da quest’esigenza, quasi viscerale, di rivalsa creativa. Nel mio calderone c’è una formazione scientifica, razionale, poi una più artistica, la fotografia. Entrambe fanno parte di me e del mio bagaglio di crescita.
Dove e quando è iniziato il tuo percorso nella moda?
Ho iniziato come Junior Pr per un piccolo brand di moda nel 2013 per poi passare quasi 6 anni in N21. Sono stati anni fondamentali per la mia formazione e crescita. Ho avuto modo di entrare in tutti quei processi, sia creativi che non, che mi hanno permesso di lanciare un mio progetto con un bagaglio già ricco di esperienza.
Come descriveresti il tuo brand a chi non lo conosce?
Le prime parole che avevo in mente all’inizio, quando ho fondato AC9, erano nordico e lineare, man mano mi son reso conto che si tratta più di una velata sensualità poco urlata e meno pop. Malinconia felice e rilassatezza, per niente nostalgica. Contemporanea.
Nella tua ss21 (far conversation) il focus della tua collezione è stato rivolto ad oblò sui vari capi che scoprivano zone erogene diverse, mentre nella tua fw21-22 (censored) hai introdotto il simbolo della censura attraverso una fascia in tessuto o maglia che copre i capezzoli. Quali sono i tuoi punti erogeni e cosa censuri?
Nella SS21 ho usato tessuti non trasparenti, per far risaltare punti erogeni quali i fianchi, la spalla, la schiena. Sono questi di base i punti che guardo sempre in una donna e ne rimango affascinato. Per quanto riguarda “censored” l’idea è stata inversa, avevo voglia di mostrare un’altra parte del corpo femminile, il seno ma inserendo un segno come quello della censura così che potessi mostrarlo senza subire la censura stessa.
Qual è il messaggio che vuoi mandare, se vuoi mandarlo, con la tua moda?
AC9 è un progetto che è nato per far entrare le donne nel mio mondo. Per farle sentire sempre a proprio agio, e non messe alla prova dalla tempesta mediatica e social che oggi ci circonda.